Siamo pronti con il terzo capitolo del nostro fotoromanzo "Questione di Stile" scritto per noi da Marinella Ferrero.
Ph Andrea Asti e Raffaele Sordillo.
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CAPITOLO 3:
<<Laura, non puoi neanche immaginare cosa mi sia capitato oggi. Ho finalmente capito cosa voglio fare da grande. Lo so, non te l’aspettavi ma a volte è come se si accendesse una luce sul cammino che illumina la strada all’improvviso. Una specie di rivelazione sul futuro, un’epifania, un lampo di genio, una….>> irrompo con un fiume di parole mentre apro la porta di casa, lascio lo zaino per terra e inizio a svestirmi.
Devo dire a Laura, mia mamma, che ho preso 4 in matematica e sono finita nell’ufficio della preside, che mi ha gentilmente rimandata a casa con una nota perché ho dato della strega a Ludovica. Non l’ha decisamente presa nel modo giusto. Quando mi ha chiesto spiegazioni sul nostro scambio di battute, gli ho detto che le ho dato della strega perché pensavo di dover mettere in scena una rivisitazione di Giovanna D’Arco per lo spettacolo di fine anno. Essendo accaduto tutto ciò durante l’interrogazione di matematica, non sono stata abbastanza efficace nel giustificarmi.
<<…una sensazione inaspettata mamma, davvero avevi ragione tu. Quando ci si concentra sul futuro, quando si comprende l’importanza di avere un lavoro concreto, quando tutto diventa così chiaro all’improvviso…>>
<<Giulia, cosa hai combinato?>> mia mamma, si affaccia dalla porta della camera da letto.
<<Aiutare la gente. Voglio che le persone si sentano meglio. Voglio fare del bene in un modo del tutto nuovo>>.
<<Giuliaaa! Avanti dimmi cos’hai combinato!>>.
<<Necrologi. Voglio scrivere necrologi personalizzati per celebrare le persone e farle apparire anche meglio di come sono state nella vita. Potrei descrivere personaggi normali e farli apparire straordinari. In fondo sono brava a scrivere no?>>
<<E questo ti sembra aiutare le persone? I volontari aiutano le persone, i medici, i ricercatori. Tu sei solo brava a scrivere e anche a raccontare storie. Adesso, mentre finisco di prepararmi, mi racconti quello che è successo perché, al momento, pur non sapendo che cos’hai fatto, ho deciso che sarai in punizione per una settimana e non potrai uscire dopo la scuola. Se vuoi aggravare la tua posizione, dovrò toglierti il telefono e di conseguenza il pc. La tua punizione sarà così lunga che parlerò io di te ai tuoi amici su Facebook e l’uccellino di Twitter ti porterà notizie bussandoti alla finestra>>.
Si, l’ironia è una dote che ho decisamente preso da mia madre. Anche quando mi sgrida è ironica, mi fa diventare matta. Abbiamo entrambe un carattere forte, siamo entrambe testarde e crediamo sempre di avere ragione. Mio padre invece è una persona decisamente introversa e di poche parole.
Con lui ho un rapporto strano. Mi vuole molto bene, questo lo so, però l’unica volta che ricordo di averglielo sentito dire è stato durante una delle mie epiche litigate con mamma, che sembrava quasi un melodramma o una specie di tragedia greca. Lui in quell’occasione ha aspettato che fossi da sola nella mia camera e mi ha abbracciata forte, sussurrandomi all’orecchio che sarebbe andato tutto bene.
Lavora spesso fuori e non ci fa mancare nulla però negli ultimi anni lo vedo sempre più distante. È come se fosse invecchiato e stanco. Con mamma poi litigano spesso e a volte penso che sarebbe meglio che si lasciassero.
La maggior parte dei genitori dei miei compagni di classe è separata. Non riesco a immaginare come potrebbe essere ma non credo sia bello. Non è bello neanche vedere due persone che continuano a vivere insieme e non si amano più. Almeno io credo che non si amino più come prima. Non sono sicura di capire le relazioni. Stare con la stessa persona per tanti anni mi sembra una cosa innaturale. Come si fa a non annoiarsi?
Mentre la mia mente vaga Laura ha finito di prepararsi, ha indossato un abito nero e mi chiede aiuto per indossare gli orecchini
Il suo armadio è ordinatissimo, il mio in confronto sembra Hiroshima dopo l’esplosione della bomba atomica.
<<Hai esattamente tre secondi per raccontarmi cosa è successo a scuola. Uno, due, tr….>> afferma perentoria Laura.
<<Mamma, la tua fissazione per il conteggio fino a tre è preoccupante. Fai così anche al mattino. Suona come una minaccia. Possiamo parlare del mio imminente futuro da scrittrice?>>.
<<No>> risponde perentoria.
<<Ok, però non facciamone una tragedia. Può capitare che ci siano giornate difficili e che si commettano errori di valutazione ma l’importante è saper rimediare>>.
<<Giulia>> e questa volta mia mamma lo dice inchiodandomi al muro con un solo sguardo. Mia mamma è così: sguardo magnetico, capelli lunghi e curati, abbigliamento elegante. Sarebbe una donna eccezionale, non fosse per il suo brutto carattere. O forse è il mio carattere che è brutto.
Ad ogni modo ho dovuto raccontare la mia disavventura durante l’interrogazione di matematica e la gita nell’ufficio della preside. Ho provato a raccontarle di Giovanna d’Arco, dei roghi e delle streghe, di numeri, di insulti e la reazione è stata sicuramente un po’ esagerata ma poteva andare decisamente peggio. Non fosse che prima ha urlato per mezz’ora, poi mi ha fatto la predica per un’ora e poi ha di nuovo urlato per un’altra buona mezz’ora, giurerei di averla vista ridere sotto ai baffi per la storia di Giovanna d’Arco.
Dopo la sfuriata è uscita sbattendo la porta.
Secondo me è arrivata in ritardo all’aperitivo con le sue amiche e forse per lei è un bene anche perché le sue amiche sono un gruppo di donne di mezza età ancora belle, molto curate, molto convinte di non volere invecchiare troppo in fretta e che si lamentano aver dedicato troppo tempo alla famiglia e poco tempo a se stesse.
Non so per quanto tempo sono rimasta sdraiata sul letto. La mia mente ha vagato tra pensieri e tra le parole di mia mamma che sembrano risuonare nella mia testa come l’urlo di Munch. In alcuni momenti vorrei sentirmi spensierata e intelligente come Martina, frivola come le mie compagne di classe, sicura e bella come Ludovica e al tempo stesso vorrei sapere come comportarmi e soprattutto qual è la strada giusta da percorrere.
<<Giulia, che sarà mai, un 4 in matematica, una nota della preside. I problemi della vita sono ben altri>> Stefania si inserisce così nelle mie riflessioni.
<<Aggiungici anche le ore di punizione che devo passare dopo la scuola a organizzare lo spettacolo di fine anno, che non ho amici ad eccezione di Martina, che non ho un fidanzato, che mamma sarà sempre delusa delle mie scelte, che non ho ancora la patente, che…>>
<<Giulia non essere tragica. Hai solo diciassette anni, puoi scegliere di fare qualsiasi cosa. Sei bella, intelligente e devi smetterla di avere sempre la risposta pronta. A volte bisogna sapersi comportare nel modo giusto ed essere pazienti>>.
Stefania è mia sorella, per la precisione mia sorella maggiore ed è davvero una sorella maggiore. Siamo molto diverse. Lei è studiosa, posata, fidanzata da almeno cinque anni con Marco e non fanno altro che progettare matrimonio, casa e bambini.
Non abbiamo molto in comune ma lei è il mio porto sicuro, ha sempre un buon consiglio da darmi. Anche se oggi non riesco ad ascoltarla. Ho già sentito la predica di mia mamma e so che Stefy ha ragione ma in questo momento decido di mettermi gli auricolari e di cercare su Spotify la playlist per le riflessioni. Ho solo voglia di alzare il volume e di perdermi tra le note di “Tutta colpa di Freud”, di Daniele Silvestri, magari mi aiuta a capirci qualcosa. Apro il libro di matematica perché dovrei studiare ma non ne ho voglia, i numeri si confondono sulle pagine, forse dovrei pensare davvero di fare la scrittrice. Per distrarmi apro Facebook, magari trovo l’ispirazione in rete.
Inizio a scorrere le notizie e in successione mi appaiono questi post:
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La foto del gatto più grande del mondo. Pare sia messicano ed è veramente un gatto enorme. Diciamo che vista la stazza del suo padrone mi sa che in famiglia sono buone forchette;
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Cinzia ci racconta come si sta truccando;
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Proseguiamo con Monica che stamattina per colazione ha immortalato la sua tavola imbandita. Io dopo una colazione così sarei ritornata a dormire;
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Marcello e Sonia immortalati in una tipica foto da innamorati mentre camminano mano nella mano. Ecco, qui mi devo fermare un attimo. Mi sono sempre immaginata la scena dei due piccioncini che chiedono al passante di turno di scattare la foto e poi si mettono in posa come se fossero su un set fotografico. Io, fossi il passante di turno, vorrei tanto dirgli “un po’ più indietro, fate ancora un passo indietro, ancora uno” e poi scattare la foto mentre attraversano la strada e passa un tir;
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Ieri dev’esserci stato il concerto di Max Gazzè al Colosseo mi è dispiaciuto essermelo perso…un post, due post, tre post…ci sono talmente tanti video che posso comodamente guardarlo da qui;
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Panda che si rotola perché ha mangiato troppo a Natale, carino;
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Test per scoprire la tua personalità…psicologi di tutto il mondo, tremate;
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Di nuovo gattino coccoloso e cuccioli in cerca di casa;
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Ludovica, Ramona, Francesca e Sandra che ci mostrano quanto sono belle e alla moda;
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Mia mamma e la sua amica che si fanno i selfie come se avessero vent’anni…imbarazzante;
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Mia sorella Stefania e il suo fidanzato che si scambiano sguardi amorevoli;
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Giacomo e Luigi che imitano Fedez e J-AX;
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Foto di feste in cui tutti sembrano divertirsi tantissimo ma poco importa, quando finirà la mia punizione sarò talmente vecchia che non avrò più voglia di divertirmi.
Metto come stato d’animo “pensierosa” e pubblico un video dei Pearl Jam.
Caro Mark Zuckerberg il tuo Facebook non mi aiuta ma vorrei essere come te, avere un’idea rivoluzionaria, diventare milionaria e scappare su un’isola tropicale. Al momento mi accontenterei anche di uscire di casa e andare a fare una passeggiata. Magari l’idea dei necrologi alternativi e personalizzati potrebbe essere davvero brevettata. Chissà. Alzo il volume ancora un po’ e chiudo gli occhi.
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